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Leggende e storie ladine - Re Ombro e Ombretta

A monte dei Serrai di Sottoguda, un portale di bronzo segnava l’inizio del regno di Re Ombro

Nell'alta Val Pettorina, troviamo una bellissima leggenda ladina che si perde nella notte dei tempi, la quale narra che l'entrata dei Serrai di Sottoguda, a monte dell omonimo villaggio, fosse preclusa da un gigantesco portone bronzeo, oltre al quale si estendeva il mitico e fiabesco Regno di Re Ombro.

Questi abitava in un meraviglioso castello di alabastro che pochi avevano pututo ammirare, perchè proibito alla gente comune. Egli aveva una figlia bellissima, di nome Ombretta, la quale per il suo carattere gioioso e allegro, era amata da tutti i suoi sudditi.

Tanto essa era amata dal suo popolo, quanto essa era odiata dalla matrigna che vedeva in lei un ostacolo per l'avvenire delle sue figlie, per la verità non molto avvenenti.

Infatti, i Principi e i Cavalieri che venivano in vista al castello, non avevano occhi che per la bella Ombretta, trascurando ovviamente le figlie della perfida Regina. Questa, per quanto si sforzasse di volerle sposare con qualche Principe, si rendeva conto, sempre più, che i suoi sforzi sarebbero stati vani.

Un bel giorno un Principe, innamoratosi di Ombretta, chiese al Re l'onore di farla sua sposa; questi ben felice, acconsentì.

Immediatamente la notizia si sparse per tutto il reame, e anche al di fuori dei suoi confini. Fu così che iniziarono subito i preparativi per le principesche nozze. Il Re diede ordine che per quel giorno speciale tutti i sudditi fossero presenti e naturalmente, invitò i nobili della regione. Doveva essere insomma un matrimonio degno di sua figlia.

La matrigna però, piena di invidia e di odio, decise di vendicarsi e, prima che si giungesse al fatidico giorno delle nozze, mandò chiamare una malvagia strega e le ordinò di trasformare con un incantesimo la Principessa Ombretta in pietra. Così fu fatto.

Il Re, all'oscuro di tutto ciò e affranto dal dolore per la scomparsa della figlia, ordinò che venisse minuziosamente frugato ogni più remoto angolo del regno. A nulla valsero però gli sforzi congiunti dei sudditi; la bionda principessa dagli occhi azzurri era scomparsa.

Un bel giorno d'estate di molti anni dopo, a un pastore che governava il suo gregge nella Val Ombretta, parve di udire un canto di donna, su verso le pareti della Marmolada. Da principio non ci fece caso, pensando che ciò fosse dovuto al sibilo del vento che colà spira sovente.

Ascoltando meglio però, si rese ben presto conto che quello che lui udiva era veramente il canto triste di una donna che diceva:

Son de sass e no me muove (sono sasso e non mi muovo)
Son de crepa en Marmolèda (sono roccia in Marmolada)
Son na fia arbandonèda (sono una figlia abbandonata)
E no sèi per ci rejon (e non ne conosco la ragione)

Passarono gli anni e di questo tragico avvenimento nessuno più parlò, se non tra i montanari della Val Pettorina che si tramandarono di padre in figlio questa triste storia, cosi come giunta sino a noi.

Si dice che passando per la Val Ombretta e guardando con attenzione l'immensa parete sud della Marmolada, si possa scorgere, ivi scolpita nella roccia, l'immagine di una fanciulla che come vuole la leggenda, sarebbe proprio la bella e sfortunata principessa.

Si narra anche che la chiave del portone bronzeo rimase per molto tempo appesa al portale della chiesa di Sottoguda.

(Tratto da: Leggende Ladine delle Dolomiti – Union Ladins de La Ròcia 2007)

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