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Leggende e storie ladine - Le Paisc dl Or y dles Löms

Il paese dell'oro e delle luci - Il regno di Aurona nella catena del Padon

“Le paisc dl or y dles löms”, il paese dell’oro e delle luci, questo si diceva di Aurona. Il regno sotterraneo di Aurona fungeva da scrigno alle tante ricchezze che conteneva. Il paese era pieno di oro illuminato da un numero elevatissimo di luci che lo ornavano come un tabernacolo. Il materiale nobile aveva la precedenza su tutto per gli abitanti di Aurona, i quali spendevano tutto il loro tempo scavando nelle viscere della terra alla ricerca di nuove ricchezze. Oltre all’imperterrito lavoro del popolo di Aurona, le ricchezze affioravano per un motivo molto più cupo. Il Re di Aurona aveva stretto un patto con gli inferi, questo prevedeva che l'oro non si sarebbe mai esaurito a condizione che il popolo restasse per sempre sotto terra. Da quel giorno l’accesso al paese era impedito da un imponente e massiccia porta d’oro.

Con analogia al regno che celava, la scura catena del Padon presentava montagne dalla roccia nera, in forte contrasto con il comune pallore dolomitico. Col tempo il Re divenne l’unica persona ad aver mai visto la luce del sole, l’alternarsi del giorno con la notte e tutte le forme di natura in superficie. L’unica fonte luminosa conosciuta dal suo popolo era quella tenue delle lampade del paese e dei riflessi dell’oro. Un giorno il caso volle che una di queste lampade caddè aprendo un foro nella volta. Un raggio di luce tagliente invase le oscurità del regno e gli abitanti si incuriosirono subito. Un vecchio scavatore poggiò una lunga scala in direzione del foro e salì per osservare da vicino quel magico lucore che mai nella sua vita aveva visto. Arrivato in cima alla scala venne colpito da un ondata di emozioni, forme e colori invasero la sua testa. Tolta la vista da tutte quelle meraviglie iniziò a spiegare agli abitanti di Aurona, azzardando paragoni per descrivere l’enorme palla di luce che illuminava lo spettacolo inatteso. La sua frenesia gli impedì di accorgersi che era diventato cieco.

Il buco fu immediatamente richiuso ma le parole del vecchio accesero negli abitanti di Aurona un forte desiderio di esplorare l’esterno del loro piccolo mondo. In particolare la principessa del regno Somavida rimase scossa da questo episodio. Era invasa da sensazioni mai provate prima che non gli davano pace. Riusciva solamente a ritrovare la calma fermandosi nei pressi della porta d’oro, dove nasceva il Rü d’Aurona (il torrente di Aurona) e dove le pareva di sentire suoni estranei e qualche volto voci confuse.

Non si sa bene come, forse durante i suoi tentativi di dialogare con l’esterno, la principessa venne a conoscenza di Odolghes, il Re di Contrin, che promise che l’avrebbe liberata. Per sette giorni e sette notti si sentirono i colpi di spada che Odolghes stava infliggendo alla porta d’oro, fino a quando un battente si incrinò versando la luce del sole nel regno sotteraneo. In cambio della sua liberazione, la principessa Somavida gli offrì tutte le ricchezze di Aurona ma egli rifiutò chiedendo lei in sposa. Un riconoscimento più importante spettava all'umile animo del Re di Contrin. A forza di colpire la porta d’oro, il metallo prezioso si fuse nella sua spada emanando uno splendore tale che nelle sue battaglie il Re divenne famoso sotto il nome di “Sabya de Fech” (spada di fuoco).

Somavida sposò Odolghes e il suo popolo si riversò nel mondo. Il rifiuto dell'oro da parte di Odolghes insieme alla ritrovata felicità degli abitanti di Aurona portarono col tempo alla perdita dell’esatta ubicazione dell’entrata nel regno. Non molto tempo fa, una frana sigillò nuovamente e per sempre l’ingresso. Oggi non ci rimane che immaginare la distesa di oro nelle profondità della catena del Padon.

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