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Angelo Trebo - poeta lirico 1862-1888

Vita e storia del poeta lirico ladino di Pieve di Marebbe

Nacque il 24 gennaio a Biei, frazione di La Pli de Mareo / Pieve di Marebbe. Purtroppo abbiamo poche informazioni riguardanti la sua giovinezza, sappiamo che non fu sicuramente facile data la morte precoce di suo papà nel 1870, che lasciò sua mamma sola ad allevare quattro figli. Angelo Trebo svolse i suoi studi a Bolzano, durante i quali morì anche sua mamma. La sua morte fu per Angelo un colpo durissimo anche perchè venne informato del triste avvenimento solo dopo la sepoltura. Nelle sue prime rime si percepisce il suo dolore per la lontananza da casa dovuta agli studi e appesantito dalla miseria e dalle rinunce di quei tempi. Le stesse emozioni traspaiono dalle lettere spedite al suo caro amico Jepele Frontull, dove Angelo discute delle sue gioie e dei suoi dolori, delle speranze e sopratutto della forte nostalgia che provava lontano dalla sua patria. Angelo era una persona caratterialmente introverso e sensibile, piena di entusiasmo per la poesia e uomo di grande fede. Proprio la sua fede dette al poeta la forza per superare la sua malattia cronica al fegato, dandogli coraggio e aiutandolo a superare la debolezza che la malattia gli infliggeva.

Poco prima di morire Angelo Trebo scrisse al suo amico: “Bene, si va avanti! Che sia fatta la volontà dell’Onnipotente!” Morì il 23 agosto del 1888 alla giovane età di 26 anni a causa della sua malattia poco prima di completare i suoi studi e di dedicarsi all'insegnamento.

Angelo Trebo ci ha lasciati con molte poesie e due teatri molto importanti per la cultura ladina: “Le ciastel dles stries” (1884) e “Le scioz de San Jenn” (1885) dove descrive la sua gente con grande umorismo e con una linguaggio impressionante per qui tempi. Le sue 27 poesie rappresentano un tesoro per la cultura ladina, nelle quali esprimeva il suo amore e la sua ammirazione per le montagne ladine, per la vita tra le montagne, per la natura. “na sera sön munt”, “La munt d Fojedöra” “La sonsela blancia” sono tra le più belle. Le sue parole trasmettono pace, belezza, innocenza e amore ma anche l'ombra della solitudine e malinconia che Angelo spesso ha provato nella sua breve vita. La tristezza e l'inconfutabile stile cupo che traspare dalle frasi di Angelo Trebo trasportano il lettore in una specie di mondo immaginario dove dedicarsi alle riflessioni sull'esistenza umana che tanto difficile da sopportare era, per il poeta. Dalle sue ultime poesie traspare un oscurità dovuta al presentimento di morte e alla volontà di raggiungere i suoi genitori. Fu proprio la morte a portare con se una vita giovane che tanto avrebbe ancora potuto dare alla cultura e a tutta la popolazione ladina. Si può dire che le rime di Angelo Trebo hanno dato inizio alla storia della lirica ladina.

Oggi esiste un premio di poesia aperto a tutte le varianti liguistiche ladine intitolato “Angelo Trebo”.



Ala Net (di Angelo Trebo)

Net tan dejidrada, vi!
Vi, o regno scür dai semi!
Vi con töa pêsc dal ci!
Tèmo sö te tü bi grëmi!

Stopa con to velo grisc
düć chisc gragn tramonć dla vita!
Pôrtemo t'en bel paîsc,
co ligrëzes inće pîta!

Döt le bel spo ôi somié;
da zacan spo les ligrëzes
dötes ôi alêrch cherdé,
desmonćé m'ôi les tristëzes.

Angelo Trebo: Poesíes, 1988

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