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Leggende e storie ladine - Le Lech dl Ergobando

Il lago dai mille colori in Val di Fassa

Non lontano dal Passo di Costalunga, tempo fa chiamato Ju dla Ladinia (Passo della Ladinia), in mezzo ai boschi della Val di Fassa si trovava un lago molto particolare. Nei giorni di bel tempo lo si poteva ammirare verde e azzurro come il cielo sereno, a mezzogiorno diventava giallo come l’oro e alla sera, in presenza dell’enrosadira, diventava rosso come le montagne dolomitiche che lo circondavano. Nei giorni di pioggia o di brutto tempo le acque del lago assumevano un colore viola che inquietava una gran suggestione alle persone che ci passavano.

Per questa sua capacità di mutare i colori, la gente ladina battezzò il lago con il nome di “Lech dl Ergobando” (Lago dell’Arcobaleno).

Nelle valli della Ladinia si racconta che il lago un tempo era abitato da una gana. Questa aveva il corpo a forma di pesce e la testa di una persona ed era facile vederla seduta sulle sponde del lago a pettinarsi i capelli e a cantare. I suoi lunghi capelli biondi risplendevano nelle acque del lago, attirando l’attenzione di chiunque passava nelle vicinanze. Ma appena sentiva avvicinarsi qualcuno fuggiva tuffandosi nelle profondità del lago.

Nei boschi di Carezza viveva un salvan che appena vide la gana se ne innamorò perdutamente. Da quel giorno in poi, tutte le mattine si recava sulle sponde del lago ma la gana continuava a fuggire prima che il salvan riuscisse a vederla, respingendo ogni suo tentativo.

Per conquistare il suo amore, il salvan decise di provare a stupire la gana. Salì sulle pendici del Catinaccio per ricevere consiglio dalla strega delle montagne. Questa gli disse di sfruttare i segreti della natura dei quali era custode per disegnare un arcobaleno gigante sopra il lago. In questo modo la gana sarebbe rimasta incuriosita e lui, travestito da mercante sarebbe riuscito ad avvicinarla offrendogli dei gioielli estratti dall’arcobaleno. Incuriosita dai colori dei gioielli, si sarebbe inevitabilmente avvicinata a lui e così il salvan aveva la possibilità di portarla via con se.

E così fu. Il salvan si recò sul Latemar e con grande impegno disegnò un arcobaleno che dalla cima del Latemar raggiungeva il Lech dl Ergobando. La gana uscì dal lago e rimase come impietrita a fissare l’arcobaleno e i suoi magici colori. Appena il salvan vide la bellissima gana, immobile sulle acque del lago, si mise a correre, dimenticando però il travestimento. La gana lo riconobbe e s’immerse per sempre nella profondità del lago.

Infuriato e profondamente deluso il salvan spezzo l’arcobaleno in mille pezzi, versando i frammenti nelle acque del lago. Così in poco tempo distrusse il risultato di un lavoro durato settimane e conquistato con tanta fatica.

Da quel giorno in poi il lago assunse colori meravigliosi, i colori dell’arcobaleno disegnato in cielo dal salvan.



Il Lago della leggenda è il lago di Carezza, chiamato Lech dl Ergobando dai ladini, che si trova appunto a poca distanza dal Passo di Costalunga che si trova tra i massicci del Catinaccio e del Latemar nei pressi della Val di Fassa. Il lago di Carezza presenta effettivamente colori particolari che si distinguono dagli altri laghi, questi sono dovuti alle Caricaceae, famiglia di piante dalle foglie larghe e lobate, che donano al lago un colore verde cupo.

Le ganes sono creature legate all’acqua tipiche delle laggende ladine e della mitologia alpina. Sono figure femminili sempre in qualche modo legate alle sorgenti ed ai corsi d'acqua, dotate di alcuni tratti umani ed altri a volte soprannaturali, se non addirittura semidivini e di caratteristiche simili alle ninfee greche e latine. Queste figure sono conosciute sotto nomi diversi (aquane, gane, vivane, langane) che appaiono tuttavia semplici variazioni locali (p.es. vivana o vivena in val di Fassa, ma pantegana in Badia, langana in Cadore... ) ciascuna derivante da aquana, ossia sostanzialmente "donna delle acque". Sono creature decisamente benevoli nei confronti degli uomini e cercano di aiutarli in ogni modo dandogli spesso consiglio. Se maltrattate possono lanciare maledizioni. Vivono solitamente nell’acqua ed hanno corpi bellissimi e quasi trasparenti, ma quando escono dall’acqua assumono le sembianze umane.

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