Leggende e storie ladine - Le Salvan da Juvel
Il silvano e il contadino di Juvel
Molto tempo fa, quando nella Val Badia le case erano ancora una rarità, nella frazione di Badia Pescol abitavano alcune famiglie di contadini. Un giorno uno di loro si recò di buon ora nei boschi di Juvel per lavorare. Era di ottimo umore e canticchiò per tutta la giornata. Arrivata la sera c’era ancora un grosso tronco davanti a lui che doveva essere tagliato. Iniziò a velocizzare i tempi di lavoro per riuscire a rientrare a casa prima che calasse la notte.
La sua frenetica fretta gli impedì di notare che a poca distanza un salvan lo stava osservando. Appena lo notò si spaventò a morte. Il salvan era grande, muscoloso e per coprirsi portava una pelle d’orso. L’istinto del contadino lo portò a pensare subito alla fuga, ma pensadoci meglio chiese gentilmente al salvan se avesse potuto aiutarlo a finire il suo lavoro. Il salvan era di buon cuore e senza esitare si mise al lavoro.
Mentre erano alle prese col grosso tronco, il salvan chiese gentilmente il nome del contadino. Questo gli rispose che si chiamava “io stesso”.
A quel punto il contadino colpì fortemente il tronco con un colpo d’ascia e nel legno si aprì una profonda crepa. L’ascia rimase incastrata e il contadino pregò affinchè il salvan provasse a divaricare la crepa con le sue mani. Il salvan conscio della sua forza posò le mani sugli spigoli della crepa, ma in quel momento il contadino estrasse bruscamente l’ascia e corse verso casa. Il povero salvan rimase con le mani bloccate nel tronco e nonostante tutti i suoi tentativi non riusciva più a liberarsi. Le sue urla e i suoi lamenti erano talmente forti che si sentivano fino in cima alla valle di Antersasc e nei dintorni del Pütia.
Non passò molto tempo che altri salvans accorsero ad aiutarlo.
“Chi ti ha conciato così?” chiesero subito i salvans.
“Io stesso”, balbettò il salvan dal dolore.
A quel punto i salvans scoppiarono in una grassa risata e rivolgendosi al salvan dissero: ”Se sei veramente stato tu a conciarti così ti sta solo bene!”
Si dice che da quel giorno in poi le famiglie di Pescol non ebbero mai più l’occasione di passare una giornata tranquilla. I salvans ostruivano ogni loro lavoro e ogni loro azione con scherzi di ogni tipo.
I salvàns sono personaggi molto ricorrenti nelle leggende e nelle storie delle Dolomiti. Sono loro ad aver tessuto i raggi della luna donando alle montagne dolomitiche quel pallore che le caratterizza. I salvàns sono figure primigenie, molto sagge, che conoscono e conservano tutti i segreti della natura. Vengono ritratti come personaggi selvaggi e molto introversi, ma che spesso interagiscono con le persone. Rientrano tra i personaggi positivi delle leggende ladine. Si racconta che essi aiutavano perfino i contadini delle valli ladine con la raccolta del fieno in alta quota, fino a quando una scorettezza dei contadini li fece sparire per sempre dalla circolazione.
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